La Gen Z decide dove andare a fare shopping, usando Instagram e TikTok più di Google

Secondo il sondaggio SOCi, la Gen Z statunitense preferisce usare i social “giovani” per trovare i business locali e andarvi a fare shopping. È la fine di un’era per Google? 
wireframe con simulazione di ricerca su mappa google

I video brevi sono sempre più presenti nella dieta digitale degli utenti, i quali assegnano a questi contenuti un ruolo molto più importante di quanto in genere si pensi. A marzo del 2024 la piattaforma di marketing SOCi, a chiusura di una ricerca basata su un campione di oltre mille intervistati statunitensi, ha rivelato che la Gen Z preferisce usare Instagram e TikTok, piuttosto che Google, come motori di ricerca di attività locali presso cui recarsi per effettuare l’acquisto. Quindi la search classica è finita? Google è pronto a lasciare lo scettro di Re della Ricerca e la SEO si farà solo su TikTok? Non proprio.

Sommario:
Cosa dice la ricerca
I video brevi nella Search journey
La reazione di Google

Cosa dice la ricerca

I giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni preferiscono Instagram (67%) e TikTok (62%) a Google (61%) quando vogliono cercare aziende locali presso cui recarsi fisicamente per effettuare acquisti. Le abitudini della Gen Z si rivelano ancora una volta profondamente diverse da quelle delle altre generazioni. Basti pensare che, considerata tutta l’utenza indipendentemente dall’età, la ricerca locale è affidata, in ordine di prevalenza, a Google search, Google Maps, Facebook e, fuori dal “podio”, a Instagram, TikTok e Snapchat.

Google resta il punto di riferimento per le fasce di età più grandi. È la piattaforma preferita per le ricerche local del 76% degli utenti tra 35 e 44 anni, del 74% tra 45 e 54 anni (Google Maps al 57%) e del 79% tra 55 e 64 anni (Google Maps al 60%).

Instagram è il social che segnala l’approccio radicalmente diverso dei giovani adulti circa le ricerche locali. Se a 18-24 anni è, come visto, il punto di riferimento per il 67% degli utenti, a 25-34 anni scende al 54% (Facebook al 60%) e a 35-44 anni al 50% (quasi i ⅔, invece, usano Facebook).

In casa Google l’ “intento di ricerca” è una variabile ben nota, che da tempo influenza gli algoritmi e le strategie della multinazionale di Mountain View. Nel 2018 fu proprio Big G. a parlare per la prima volta di un concetto che di anno in anno si arricchisce sempre di più: la “Search journey”. 

Si tratta di una definizione mutuata dalla “Customer journey”, ossia il percorso che direziona il consumatore dalla fase della consapevolezza fino alla conversione (acquisto o lead che sia). Allo stesso modo, la ricerca è un percorso che porta l’utente a definire il bene o servizio desiderato, solo dopo aver soddisfatto una sete di conoscenza mossa da più “intenti”.

La ricerca può essere quindi finalizzata ad apprendere una capacità pratica (il “come si fa” qualcosa), a visitare un luogo, acquisire nozioni, fare nuove amicizie o altro. Chi vuole capire dove recarsi per fare shopping o mangiare una pizza non ha bisogno solo di sapere, attraverso Google Map, dove si trova lo shop. Ancora prima di entrare in auto e avviare il GPS, ha bisogno di farsi ispirare per capire dove andare.

Ebbene, non esiste un intento di ricerca soddisfatto necessariamente da una sola tipologia di contenuto, ma – in linea generale – i video brevi sono il medium ideale per ispirare. Nella Search journey video brevi e search “classica” occupano due posti diversi. I social che meglio veicolano i video brevi sono TikTok e Instagram. Loro due, e un terzo che è stato molto abile a lasciarsi “ispirare”.

La reazione di Google

Come visto, Google ha formulato il concetto di “Search Journey” ed è quindi ben consapevole dell’esistenza di intenti diversi, per i quali non basta la classica pagina dei risultati di ricerca. Oltre alla composizione della SERP con risultati che rispondono a intenti diversi (transazionali, informativi, etc.), Google sperimenta continuamente prodotti e soluzioni progettati per rispondere a bisogni diversi. 

Shorts di Youtube nasce così. I video brevi di Big G. sono lì e si navigano con la stessa rapidità che caratterizza TikTok e Instagram. Nonostante Youtube abbia caratteristiche profondamente diverse e un’utenza abituata a vivere la piattaforma per soddisfare altri tipi di bisogni, Google ha “creato” gli Shorts per inserirsi nello stesso settore di TikTok.

“Short videos” è un altro esperimento attualmente in corso, diverso dagli Shorts. Capita già che Google inserisca in SERP Usa, tra i diversi risultati, anche i video. Negli ultimi mesi, però, sul 10% delle ricerche mobile, il gigante di Mountain View sta sperimentando anche una scheda “Short videos” che permette di navigare video brevi tratti dai diversi social (tra cui TikTok e Instagram). Anche qui, quindi, Google prova a intercettare un particolare intento di ricerca.

Infine “Discover”, la funzione di Google che seleziona (e “pusha”) notizie e curiosità agli utenti, sulla base delle loro preferenze. I video sono molto presenti anche in questa sezione e rispondono sia al tentativo di Google di appagare più intenti di ricerca, sia di rispondere in maniera più soddisfacente alle abitudini degli utenti (specie della Gen Z). Per quanto ancora minoritaria in termini numerici rispetto alla popolazione complessiva, quello dei giovani adulti è il segmento che più di tutti può preannunciarci come sarà il digital da qui ai prossimi anni.

Salvo rivoluzioni tecnologiche che – l’AI insegna – sono sempre dietro all’angolo.